Frittata alla menta: la ricetta salentina

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Se la frittata può considerarsi a tutti gli effetti una pietanza universale a base di uova, altrettanto non può dirsi della frittata alla menta, caratteristica di un ben determinato territorio: il Salento.

Sono necessari pochi minuti e una manciata di semplici ingredienti per portare in tavola una frittata carica di tutto l’inebriante sapore della menta.

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Si parte con gli ingredienti, pochi ma non sostituibili, in particolare il formaggio (rigorosamente pecorino):
– 6 uova;
– pecorino grattuggiato (100 g);
– pangrattato (50 g);
– menta (una decina di foglioline);
– olio d’oliva (q.b.);
– sale (q.b.)

La preparazione è davvero semplicissima. Si comincia sbattendo per bene in una ciotola le uova, a cui aggiungiamo – continuando a sbattere – il sale, il pecorino, il pangrattato e le foglie di menta lavate e tritate a dovere. Ottenuto un composto omogeneo, lo si va a versare in una padella precedentemente unta con l’olio e ben riscaldata. Una volta che la frittata inizia a solidificarsi, occorre scuotere la padella, in modo che tutti i bordi della frittata se ne distacchino. Fatto ciò, l’ultimo passo consiste nel girare la frittata e farla cuocere per bene anche dall’altro lato.

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A questo punto, il nostro piatto è pronto. Che la mangiate calda o fredda, la vostra frittata alla menta sarà una delizia per il palato.
Provatela per credere!

Sapori di Puglia: la ricotta forte (‘scante, scanta, ascuante, ashcande)

ricotta forte

Il nostro viaggio tra i sapori della Puglia continua, portandoci alla scoperta di un prodotto caseario davvero speciale: la ricotta forte o (a seconda della parlata tipica di ciascuna zona del “tacco” d’Italia) ricotta ‘scante, scanta, ascuante, ashcande. Le varie denominazioni dialettali derivano tutte dal termine latino ustulo = brucio, a rendere conto del caratteristico sapore piccante di questa ricotta morbida, spalmabile e dalla tipica colorazione, che va dal bianco candido al giallo ambrato.

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Questa delizia casearia viene spesso utilizzata in piccole quantità per insaporire il sugo della pasta casereccia o, in alternativa, viene gustata spalmandola sulle bruschette assieme alle acciughe sotto sale o ai pomodorini freschi. Tipico è anche l’uso di questo prodotto per la farcitura dei panzerotti fritti.

La ricotta forte (250 kcal per 100 g) viene prodotta con latte e siero di latte di vacca, attraverso una fermentazione controllata e continui reimpastamenti che portano alla progressiva eliminazione dei liquidi di scolo. La ricotta così ottenuta viene dunque fatta maturare per alcune settimane (fino anche a 3/4 mesi) in ambienti freschi, all’interno di cassoni oppure orci di terracotta, fino a ottenere il caratteristico sapore piccante e intenso.

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Nota in tutto il territorio pugliese e oltre i confini regionali, la ricotta forte è tipica soprattutto della Puglia centro-meridionale e, grazie alla sua capacità di mantenersi commestibile per lungo tempo (assai diversamente da quanto accade per la ricotta fresca), ha sempre garantito ai produttori la conservazione delle eccedenze.

Un prodotto davvero unico di una terra altrettanto unica.

Wasabi: cos’è, come si prepara e quali sono i suoi effetti benefici

wasabi

Da oggetto di mistero a ingrediente essenziale nei sempre più numerosi Sushi Restaurants, ecco la parabola di quella strana pasta verde fluorescente chiamata Wasabi.

C’è chi ne detesta anche il solo odore e chi, invece, non può farne a meno nell’accompagnare i deliziosi sushi rolls. Ma in quanti sanno davvero cos’è il wasabi? E in quanti saprebbero distinguere un vero wasabi da una sua imitazione, magari ottenuta da altre materie prime?

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La pasta verdastra e dal sapore decisamente piccante a noi nota col nome wasabi (山葵) è un derivato del rizoma della Wasabia japonica, con cui spesso si accompagna il pesce crudo, in particolare il sushi e il sashimi, e che altre volte si preferisce mischiare alla salsa di soia con cui viene poi intinto il pesce crudo. Tale rizoma viene tradizionalmente grattugiato con una particolare grattugia costituita da una tavoletta di legno con manico ricoperta di pelle di razza. Una volta essiccato, il prodotto si riduce inoltre in polvere e viene poi utilizzato per diversi tipi di preparazioni, tra cui appunto la nostra pasta colorata.

Al suo sapore piccante è dovuto il soprannome namida, ossia “lacrime”. C’è, però, da sottolineare che il piccante a cui ci si riferisce è diverso da quello tipico del peperoncino, il cui effetto agisce prevalentemente in bocca. Il wasabi, al contrario, stimola fortemente la mucosa nasale, arrivando a provocare fastidio o persino dolore se assunto in grosse quantità.

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Come anticipato, il wasabi (che è reperibile in commercio anche sotto forma di polvere), si presta a numerose imitazioni e falsificazioni, dato il suo elevato costo e la sua non facile reperibilità.

Ecco, anzi, alcuni link attraverso cui potrete ricevere direttamente a casa questo rarissimo prodotto:

S&B Salsa al Wasabi – 170 gr

S&B Wasabi Powder (30g) – Japanese Horseradish

S&B Wasabi in Tubetto – 43 gr

Clearspring Organic Wasabi Powder 25g

Wasabi In Polvere Regional Co. 50 GR

Spesso le paste che ci ritroviamo accanto alle porzioni di sushi in determinati ristoranti giapponesi (specie in quelli con le fasce di prezzo più basse), sono realizzate con una miriade di coloranti e polvere di rafano, che di norma viene aggiunto in modeste quantità al vero wasabi per riprodurne l’odore tipico del prodotto fresco, magari perso con l’essiccazione. Per dare l’idea della quantità di wasabi “contraffatto” in commercio, basti pensare che in Giappone si è pensato bene di denominare il vero wasabi col termine hon-wasabi (本山葵), che significa “wasabi originale”.

Non sono ancora del tutto chiari i suoi effetti benefici sull’organismo umano, ma pare che questa misteriosa pasta verde abbia una funzione antibatterica e digestiva, che ne spiegherebbe l’utilizzo in associazione al pesce crudo. Alcuni studi, in particolare uno realizzato da un gruppo di ricercatori della Facoltà di medicina dell’Università di Firenze, attestano che il consumo regolare di wasabi sarebbe persino in grado di alzare la soglia di percezione del dolore, grazie all’effetto del wasabi receptor (Trpa1).

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Orecchiette pugliesi alle cime di rapa

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Tra i tanti simboli che rendono famosa la Puglia oltre i propri confini regionali, le orecchiette con le cime di rapa detengono certamente un posto d’onore. Si tratta di un piatto facile e veloce, ma capace al tempo stesso di deliziare oltremodo il palato, a patto che siano selezionate con cura le materie prime: le orecchiette (meglio se fresche) e, appunto, le cime di rapa. E’ infatti importante che queste ultime siano di stagione, ricordando che il periodo di raccolta va da ottobre a marzo.

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Ma partiamo subito con la ricetta, elencando i pochi ed essenziali ingredienti necessari:

– Orecchiette fresche (500 g);
– un bel mazzo di cime di rapa fresche;
– uno spicchio d’aglio;
– due peperoncini piccanti;
– 5/6 filetti d’acciughe;
– olio d’oliva;
– sale (q.b.).

Per cominciare bisogna procurarsi una pentola abbastanza grossa, in cui portare a bollore l’acqua. Una volta arrivati al punto di ebollizione e salata l’acqua, occorre “buttarci” dentro le cime di rapa, già pulite e sciacquate per bene. E’ fondamentale per donare il giusto sapore al piatto finale che ci sia un buon numero di cime, evitando di acquistare mazzi che contengano solo (o quasi) foglie. Se le cime son fresche, occorrono non oltre cinque minuti di cottura, ragion per cui al secondo o terzo minuto possiamo già unire ad esse le orecchiette fresche, che per la cottura necessitano di ancor meno tempo. Ovviamente, se si è scelto di utilizzare orecchiette secche, queste andranno inserite in acqua calda ben prima delle cime di rapa, circa 8-10 minuti prima. Ad ogni modo, è bene che la pasta e le cime vengano cotte nella medesima pentola, per mescolare alla perfezione i sapori.

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Nel frattempo in un’altra padella si sarà fatto soffriggere uno spicchio d’aglio tagliato in 2/3 pezzi, assieme ai due peperoncini e ai filetti d’acciughe, che pian piano andranno quasi a sciogliersi. Poco prima di scolare la pasta e le cime di rapa, aggiungiamo un po’ di acqua di cottura nella padella del condimento e, infine, le orecchiette con le cime già scolate. Facciamo quindi saltare in padella la pasta per un paio di minuto a fiamma vivace, girando di continuo, e… il piatto è pronto per essere servito!

Riso per Sushi: quale scegliere e come prepararlo

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Quella per il sushi è ormai diventata una vera e propria mania. Da pietanza esotica e ricercatissima, simbolo della gastronomia nipponica, il sushi costituisce attualmente una sorta di moda. E non esiste città in Italia che non abbia visto nascere un ristorante giapponese o, più spesso, un cinese camuffato in giapponese con la classica offerta All you can eat.

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La preparazione di un buon sushi non è certo cosa semplicissima e i problemi sorgono sin dall’inizio, con la non troppo facile reperibilità delle materie prime, a partire proprio dal particolare tipo riso che, nella molteplicità delle tipologie di sushi, rappresenta la sola costante.

Se facendo un giro per i supermercati non riuscite a trovare il Riso Gohan (il tipico riso giapponese a chicchi tondi e piccoli), non scoraggiatevi!
Internet vi offre un prezioso aiuto, senza che neppure vi scomodiate. Il prodotto originale vi arriva direttamente a casa…

Biyori Riso per Sushi – 1000 gr

Gallo – Riso per Sushi – 500 g

Okomesan Riso per Sushi – 1000 gr

… così come vi arrivano direttamente a casa (e spesso senza neppure spese di spedizione) altri preziosi strumenti, dal bollitore agli stampi per rotoli, passando per le varie formine e un originale Hangiri in legno. Ecco, di seguito, le migliori offerte:

AGPtek Bollitore per sushi set set riso rotolo cucina fai da te facile master rullo e coltello

Kit 10 pezzi di sushi Maker riso rullo Produzione Stampi, Bianco

Se poi siete dei veri amanti del fai-da-te, o se volete risparmiare ancor di più, la soluzione c’è ed è a portata di ogni tasca e di ogni supermercato.
Con dei piccoli accorgimenti e con una preparazione ad hoc, anche un comunissimo riso Ribe potrà infatti stare alla base del vostro sushi fai da te.

Ecco cosa vi occorre per una preparazione ottimale:
– Riso Ribe (500 g);
– Aqua (650 ml);
– Zucchero (30 g);
– Sale (12 g);
– Aceto di riso (75 ml), per esempio Kikkoman Condimento per Riso per Sushi – 300 ml

Il primo passo da compiere è l’eliminazione dell’amido presente nel riso, operazione che si esegue sciacquando e risciacquando più volte il riso, fino a quando l’acqua non appare limpida.
Fatto ciò, occorre far riposare (sempre immerso nell’acqua) il riso per circa 45 minuti. Passato questo lasso di tempo ed effettuata un’ultima risciacquata, bisogna inserire in una pentola i 500 grammi di riso assieme a 650 ml di acqua. Coperta la pentola con un coperchio, si passa quindi alla cottura: dapprima 10 minuti a fuoco medio e, poi, 10 minuti ancora a fuoco basso. Attenzione: non si deve mai togliere il coperchio durante la cottura!
Una volta spento il fuco, il riso va fatto riposare (sempre col coperchio sulla pentola) per circa 15 minuti.
In un pentolino va, invece, fatto scaldare il mix di zucchero, sale e aceto di riso nei quantitativi riportati sopra. Tale condimento va quindi versato sul riso che, una volta tolto il coperchio dalla pentola, va a riposare e a raffreddarsi in altro contenitore (meglio se in legno).
Il lavoro è ormai compiuto. Ora non resta che aspettare che il riso si raffreddi del tutto, magari posizionando uno straccio umido sul contenitore, in modo che non diventi troppo secco.

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Il nostro ingrediente base è finalmente pronto per essere disposto sulle alghe assieme a ciò che si preferisce (salmone, tonno, avocado, cetriolo) per dar vita a un sushi degno dei migliori ristoranti nipponici.

Leggete e mangiatene tutti!

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Nasce oggi il Ricettario di Bengodi, piccolo prontuario virtuale d’ogni ben di Dio.
Che tu vada pazzo per il salato o che ti si rizzino i capelli alla vista di un croissant, che tu stia a ruota di sushi o che ti senta un po’ Fantozzi per via di quel tuo amore per il frittatone di cipolla e il birrone gelato (con tanto di rutto libero), questo nostro Ricettario è pensato per te.
Perché, come rispose Maso, personaggio impresso nella memoria letteraria dal nostro amato Boccaccio (nella III novella dell’VIII giornata del Decamerone), quella in cui vi diamo il benvenuto è «una contrada che si chiamava Bengodi, nella quale si legano le vigne con le salsicce e avevasi un’oca a denaio e un papero giunta; ed eravi una montagna tutta di formaggio parmigiano grattugiato, sopra la quale stavan genti che niuna altra cosa facevan che far maccheroni e raviuoli e cuocergli in brodo di capponi, e poi gli gittavan quindi giù, e chi più ne pigliava più se n’aveva; e ivi presso correva un fiumicel di vernaccia, della migliore che mai si bevve, senza avervi entro gocciola d’acqua».

E allora, leggete e mangiatene tutti!

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